Non siamo come loro. Sicuro?

scritto da Romano Scaramuzzino
Scritto 5 anni fa • Pubblicato 5 anni fa • Revisionato 5 anni fa
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Dal racconto vissuto dalla Senatrice Segre, un racconto di non vendetta ad una considerazione. Siamo sempre non come i nostri carnefici?
- Nota dell'autore Romano Scaramuzzino

Testo: Non siamo come loro. Sicuro?
di Romano Scaramuzzino

Nella mente delle vittime di piccoli o grandi ingiustizie sicuramente
aleggia il pensiero della vendetta.

E questo è naturale in quanto essere umani.

L’altra mattina mi veniva in mente l’episodio di Davide quando poteva
uccidere Saul che lo perseguitava eppure non lo fece (1 Samuele 24).

Qualcuno può pensare o dire: "ma Romano, tu parli di cose spirituali,
la vita è tutt’altra cosa".

Anche questo può essere un pensiero legittimo che potrebbe, ogni
tanto, appartenere anche a me. Se non fosse che, sempre l'altro giorno,
mi è venuto in mente un altro evento simile ma non biblico.

La Senatrice a vita della Repubblica Italiana, Liliana Segre,
vittima dell’Olocausto e Memoria Storica della Shoah italiana, nel
raccontare la sua testimonianza, ricorda un episodio particolare
proprio di quel periodo.

Rammento brevemente che la Senatrice il 30 gennaio del 1944 venne
deportata al campo di concentramento di Auschwitz e subito separata
dal padre che in seguito morì come i suoi nonni paterni anch’essi
confinati nello stesso campo di concentramento.

Racconta la Segre che durante la sua prigionia (che non fu solo tale)
sognò sempre di vendicarsi ma un giorno, quando ne ebbe
l’occasione non lo fece.

Nel momento in cui , infatti, i Sovietici liberarono Auschwitz, la Segre
venne scarcerata il 1 maggio 1945 a Malchow ed aveva 15 anni,
un sottocapo di Ravensbruk, vicino Berlino. nella confusione di quegli
attimi, nella fretta di spogliarsi della sua uniforme, gettò a terra la
pistola che deteneva.

"Era un uomo terribile, crudele, che picchiava selvaggiamente
le prigioniere, e in quel momento una parte di me avrebbe voluto
raccogliere la pistola e ucciderlo…guardai l’arma, feci per prenderla
convinta di potergli sparare, sicura che ne sarei stata capace.
La vendetta mi sembrava a portata di mano. Ma di colpo capii che
non avrei mai potuto farlo, che non avrei mai potuto ammazzare
nessuno. Io non ero come il mio assassino…sono la donna libera
e di pace che sono anche adesso. "

Ecco, potrei citare altri episodi biblici oppure altri eventi simili a quelli
accaduti alla Senatrice.

Ma potrei parlare di rabbia, di rancore, di vendetta. Sentimenti negativi
che nascono di fronte a piccole o grandi ingiustizie, offese ed amarezze.

Non è facile, lo so, reagire come fece la Senatrice.
Ma di certo tanti e vari avvenimenti che ci possono colpire
nella nostra vita hanno la capacità di fare esprimere il peggio
che è in noi e a comportarci come “loro” e quindi diventare come “loro”.

Non è umano questo modo di agire non vendicativo, è Divino e se non
credete in Lui allora questo tipo di condotta è frutto di una grande
forza etica e morale.

Dipende da quello che vogliamo fare di noi stessi. Se impegnarci
ad essere, come dico spesso, “il meglio di noi” accettando l’impossibile
da cambiare oppure lasciarci andare ai nostri istinti.

Non è un richiamo, il mio, ad una “santità spirituale” ma ad
un’osservazione che ci porta anche a considerare
che la storia scritta dai vincitori spesso nega oppure tace su i loro
atti di violenza frutto della vendetta.

E lo ripeto ancora, non so come avrei reagito al posto della Signora
Segre ma so che questa, almeno personalmente, è una sfida che
accetto.

Per quel che mi riguarda, cercherò, con l’aiuto di Dio, di essere almeno
il meno possibile come “loro”.
Non siamo come loro. Sicuro? testo di Romano Scaramuzzino
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